
Autore: Sergio Oriente
Data di pubblicazione: 23 novembre 2022
Quanto si può versare in contanti?
Tua nonna ti ha regalato una discreta somma di denaro e vorresti depositarla in banca, sul tuo conto corrente. Però hai timore dei possibili controlli fiscali: sei un giovane disoccupato, svolgi soltanto lavori saltuari e occasionali, e sai che l’Agenzia delle Entrate, un domani, potrebbe chiederti conto della provenienza di quei soldi, e considerarli redditi percepiti in nero, cioè provenienti da attività lavorative non dichiarate.
Insomma, non vorresti che quel denaro diventasse una fonte di guai; senza contare le possibili richieste di spiegazioni da parte della banca, che potrebbe presumere il riciclaggio di denaro “sporco”, visto che il tuo conto corrente è esangue e non navighi nell’oro. Da dove arrivano improvvisamente tutti quei soldi? La faccenda è sospetta, e il direttore potrebbe segnalarti alle autorità per avviare indagini su eventuali fatti illeciti, che in realtà non hai commesso. Da qui la domanda: quanto si può versare in contanti senza rischio di subire controlli e segnalazioni?
Si pone lo stesso quesito chiunque compie frequenti operazioni sul conto, come un esercente commerciale che a fine giornata deposita l’incasso, o un imprenditore o un professionista che decidono di versare una qualsiasi somma che magari è stata guadagnata o ottenuta in maniera perfettamente lecita, ma che comunque supera il limite – attualmente molto basso – previsto per i pagamenti in contanti: fino alla fine del 2022 è di 1.999,99 euro, ma dal 2023, in base alla prossima legge di Bilancio, salirà a 5mila euro.
Limite uso contanti per i pagamenti
La guerra degli ultimi Governi italiani ai pagamenti fatti in contanti si spiega facilmente per il fatto che questo sistema non è tracciabile e dunque favorisce l’evasione fiscale; per questo lo Stato ha introdotto gli stretti limiti che abbiamo indicato in apertura e incentiva sempre più l’uso della moneta elettronica, con pagamenti fatti mediante bonifici bancari o carte di credito o di debito, che consentono di riscontrare anche a distanza di tempo il movimento di denaro avvenuto.
Tuttavia i limiti all’uso dei contanti riguardano soltanto i pagamenti verso terzi, e dunque hanno poco a che fare con la possibilità di versare somme di denaro contante sul proprio conto corrente, che rimane consentita anche quando si supera la soglia: vediamo perché.
Controlli fiscali sui movimenti dei conti correnti
L’Agenzia delle Entrate è in grado di verificare tutte le movimentazioni compiute sui conti correnti bancari e postali degli italiani accedendo all’Anagrafe dei conti correnti, che contiene il registro completo dei rapporti finanziari intrattenuti dagli istituti di credito con i propri clienti. Nel database compaiono tutte le operazioni, dalle più piccole alle più grandi, a prescindere dall’importo, e figurano sia i prelievi sia i versamenti.
Così i funzionari degli Uffici possono sempre avviare un accertamento fiscale e chiedere chiarimenti al contribuente che ha fatto un versamento, o ha ricevuto un accredito, sul suo conto corrente, specialmente se l’importo è consistente: a quel punto, l’interessato deve giustificare la provenienza della somma, dimostrando che è esente da tassazione (come i risarcimenti danni per incidenti stradali e le eredità tra genitori e figli al di sotto di 1 milione di euro) o che è già stata tassata alla fonte (come le vincite al gioco legale). Se non si riesce a fornire questa prova, il Fisco recupererà a tassazione i proventi, considerandoli come ricavi imponibili e non dichiarati, calcolerà l’imposta dovuta e applicherà le relative sanzioni.
Quanti soldi si possono versare in banca?
Non esiste un limite imposto dalla legge al quantitativo di denaro contante che si può versare sul proprio conto corrente bancario. Ma questa apparente libertà è soltanto apparente e teorica: in realtà, bisogna sempre essere in grado di dimostrare la provenienza del denaro per evitare che venga considerato un reddito imponibile non dichiarato, come abbiamo visto nel paragrafo precedente.
Inoltre, c’è da considerare la normativa antiriciclaggio: tutte le banche devono inviare all’Uif (l’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia) una comunicazione delle movimentazioni in denaro contante di importo superiore a 10.000 euro ciascuna. Questo adempimento serve per far emergere le operazioni sospette e gli eventuali illeciti connessi, come il riciclaggio di denaro proveniente da reati o il reimpiego di capitali di provenienza furtiva. In tali casi l’Uif segnala l’interessato – nel nostro caso, il titolare del conto corrente che ha versato la somma in contanti – alla Procura della Repubblica competente per l’accertamento dei reati. A quel punto, l’indagato dovrà giustificare i versamenti compiuti con gli strumenti di difesa previsti nell’ambito del procedimento penale.
Quindi, in concreto, chi deposita piccole somme in contanti sul proprio conto corrente non rischia nulla, mentre chi versa importi consistenti può essere passibile di accertamenti tributari, ed anche penali se quei soldi sono frutto di condotte illecite.
(Fonte: LA LEGGE PER TUTTI)
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