
Autore: Sergio Oriente
Data di pubblicazione: 10 novembre 2021
L'importanza di avere una "pensione di scorta"
Trend demografici sfavorevoli (la natalità in Italia è al minimo storico) e problemi sistemici mettono a dura prova il sistema previdenziale italiano. Di conseguenza, senza la previdenza complementare, il tenore di vita di cui si gode durante la vita attiva difficilmente potrà essere mantenuto in vecchiaia, una volta fuori dal mondo del lavoro.
Risparmiare per se stessi nel futuro, attraverso la previdenza integrativa, è un dovere prima ancora che una necessità, soprattutto per le giovani generazioni che percepiranno vitalizi calcolati solo con il “metodo contributivo puro”.
Con l’aumento dell’aspettativa di vita, quando si parla di pensioni ci si riferisce ad almeno 20 anni della nostra vita, dove se non faremo nulla dovremo contare solo sull’assegno pubblico che sarà sempre più magro. Il momento storico che stiamo vivendo è difficile, ma tutti coloro che ne hanno la possibilità dovrebbero sfruttare il più prezioso alleato che ognuno di noi ha a disposizione: il tempo. Prima iniziamo ad accantonare, maggiori saranno le risorse sulle quali potremo contare.
Il funzionamento della previdenza complementare si basa su piani di risparmio di lungo periodo, che possono durare anche per 30 o 40 anni. In pratica, il lavoratore che aderisce alla previdenza integrativa versa periodicamente una parte dei propri redditi nel fondo o nella polizza pensionistica prescelta. I soldi accantonati vengono investiti sui mercati finanziari fino a che il lavoratore non raggiunge l’età pensionabile prevista dalla legge. Una volta giunta la data del pensionamento, il capitale accumulato nei fondi e nelle polizze previdenziali, più i rendimenti maturati, vengono convertiti in una pensione di scorta, che accompagnerà il titolare vita natural durante, proprio come gli assegni pubblici pagati dall’Inps. In alternativa, lo stesso lavoratore può scegliere di farsi liquidare subito il 50% del capitale maturato e convertire in una rendita integrativa soltanto la restante metà.
Durante la fase di accumulo, chi aderisce alla previdenza complementare ottiene un beneficio fiscale, perché può dedurre dall’Irpef (cioè dalle imposte personali sui redditi) i soldi accantonati nei fondi e nelle polizze pensionistiche, fino a un massimo di 5.164,57 euro all’anno.
Un ulteriore beneficio, sotto forma di tassazione agevolata, è previsto anche per la rendita integrativa maturata che sarà tassata con un’aliquota compresa tra il 15% e il 9% a seconda del numero di anni di partecipazione alla forma pensionistica complementare. Più lunga è la partecipazione minore è la tassazione.
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